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Palermo – Cuba: BazanCuba

 

Il grande fotografo Ernesto Bazan intervistato

da

Ramona Vada per Equilibriarte

 

” Miei cari studenti ed amici oggi è stata una giornata memorabile, un giorno che ricorderò per il resto della mia vita.

Ho il piacere di dirvi che il mio libro, il nostro libro, BazanCuba ha vinto il premio come miglior libro fotografico al Festival di Fotografia di New York.

http://www.nyphotofestival.com/site/?p=4681

 

Il mio pensiero è volato a tutti voi che in maniera così generosa mi avete aiutato a realizzare questo sogno. Questo riconoscimento è la prova che mettendo assieme tutte le nostre energie creative, che credere nelle sessioni d’editing corali sta finalmente dando i suoi frutti in maniera insperata.

Se ciò non bastasse, ancora oggi mi è stato detto che ho ricevuto la medaglia d’argento al concorso Independent Publisher Book Award qui negli Stati Uniti.

http://www.independentpublisher.com/article.php?page=1298

 

Sono molto contento ed orgoglioso di quello che abbiamo creato assieme. Ancora una volta, voglio ringraziare ognuno di voi per lo straordinario sforzo altruista che avete fatto in questi ultimi tre anni aiutandomi in tante maniere diverse per trasformare quattordici anni della mia vita e delle mie immagini su Cuba in questo libro.

 

E’ sempre con grande orgoglio e umiltà che condivido assieme a voi che nel numero di maggio della rivista Photo District News BazanCuba sia stato selezionato come uno dei libri più importanti del 2008.

 

Sento fortemente che Dio è dalla nostra parte e che questo è l’inizio di ciò che ho sempre ritenuto possibile. Penso che se continueremo a credere nei nostri sogni altre cose belle si realizzeranno. Infine, vi pregherei di ricordarvi ciò che vi ho sempre detto: la ragione principale per cui ho creato la casa editrice BazanPhotos Publishing è che anche il vostro lavoro sarà pubblicato quando si presenterà il momento opportuno. Non succederà dalla mattina alla sera, ma potete essere sicuri che succederà. Continuate a lavorare e a non perdere la speranza. Il momento arriverà per tutti quelli che stanno lavorando con passione al proprio progetto.

Come sempre, sarà un gran piacere avere vostre notizie. Ciao EB"

______________________

 

Qualche giorno fa ho letto un articolo su BazanCuba, l’ultimo libro fotografico del grande fotografo siciliano Ernesto Bazan. Visito il sito dedicato, mi iscrivo alla newsletter e poche ore dopo mi arriva questa calorosa mail. Abituati alle anonime lettere di aggiornamento, le sue parole squarciano immediatamente la pellicola di superficialità che ci offusca i sensi mentre scorriamo annoiati il bombardamento elettronico delle migliaia di novità che tuonano intorno a noi.

L’energia che emana il messaggio di Ernesto Bazan svela da subito la vivacità, la dolcezza e la passione che animano la sua persona. La “condivisione” del successo (e non solo delle fatiche!) è un elemento che appartiene ai personaggi più eleganti che non temono di smarrire le proprie idee o di macchiare il prestigio raggiunto condividendolo ma anzi traggono dalla partecipazione nuova linfa artistica.

Le fotografie confermano la forza e la delicatezza del suo temperamento mediterraneo. Le immagini del libro sono robuste, quasi materiche. Sembrano stampate con catrame spalmato su carta fotografica. Quei neri corposi e lucenti disegnano le forme di Cuba e dei cubani sublimando le tensioni storiche in immagini senza tempo che potrebbero essere state scattate oggi come 20 anni fa. Bazan sbarca a Cuba nel 1992, la visita, se ne innamora e la ama fotografandola fino al 2006.

I gesti più consueti come i divertimenti di bambini, i tuffi dei ragazzi dalle scogliere, i giochi al bar degli adulti, la vita dei mercati diventano cornice di uno stile di vita, metafore di ritmi esistenziali complicati, scanditi da restrizioni e privazioni non facili da metabolizzare per chi non ci è nato dentro.

I cubani non posano, non cedono alla vanità dell’estetica, ma concedono al fotografo di strada – come ama definirsi lo stesso Bazan – di riprendere un istante della loro essenza. Le immagini sono emozionanti e straordinariamente eloquenti, una fra tutte l’immagine del bottegaio nel negozio senza merci a trasmettere una sensazione di smarrimento di quell’umanità stritolatala da una politica soffocante.

La forza di Ernesto Bazan sta proprio nella “scelta di essere scelto” dai suoi soggetti, dai bambini che soffiano via bolle di sapone e che camminano intrepidi verso il fotografo come dalla coppia di anziani che si fa ritrarre nella spaventosa semplicità di un giorno qualunque, nello stato più autentico possibile, senza il sostegno di alcuna finzione.

La delicatezza filtra dalla tendenza a non violentare le situazioni e forzare le espressioni, come spesso accade nei servizi di fotoreporter troppo zelanti all’inseguimento dell’apice drammatico per rendere le foto più intriganti, innescando poi un meccanismo di sfruttamento mediatico sempre più lontano da un approccio reportagistico eticamente accettabile.

 

 

Ernesto Bazan ha accettato con grande gentilezza di rispondere alle mie domande per Equilibriarte.

 

1-        RV: Le case editrici sfornano miriadi di libri fotografici dal reportage al ritratto allo still life, spulciando a costo zero le immagini da quegli infiniti archivi che galleggiano nel web a scapito delle pubblicazioni d’autore. Che ne pensi di questa tendenza a diffondere un gusto qualunquista e poco critico per l’immagine? E’ una conseguenza dei nostri tempi?

 

EB: Credo che sia espressione del mondo superficiale in cui viviamo. Pasolini ci aveva avvertito quasi 50 anni fa delle capacità deleterie e devastanti del mezzo televisivo, ma aggiungerei non solo di quello. Allo stesso tempo non possiamo solo attribuire la colpa a “interventi” esterni. Credo che la società italiana stia attraversando una crisi sociale, spirituale e morale interna mai vista prima. Per fortuna che continuano ad esistere quello che amo definire le “anime gentili”. Persone che riescono ancora a trovare la sacralità dell’io dentro se stesse e nella realtà che li circonda incuranti dei bombardamenti mediatici, della piattezza di contenuti proposti dai media e dalla società.

 

2-        RV: Tu hai scelto di autoprodurre e autodistribuire attraverso internet il tuo libro BazanCuba per mantenere il controllo totale sulla pubblicazione e sui contenuti. Fino a non molti anni fa l'autoproduzione era riservata a prodotti di nicchia meno commerciali e fuori dai circuiti ufficiali. Oggi l’autoproduzione  rappresenta l’unica via per non sottostare ai compromessi dei commercianti di cultura?

 

EB: Il mio libro BazanCuba nasce da una forte energia spirituale che nel corso degli anni sono riuscito a stabilire con i miei studenti. Quasi tre anni fa dopo essere fuoriuscito da Cuba e approdato a Veracruz in Messico, ho sentito che era arrivato finalmente il momento, dopo 14 anni di vita e fotografia nell’isola, di chiudere il cerchio, di mettere punto finale a questi anni straordinari. Ricordo che scrissi una lettera forse un po’ ingenua in cui chiedevo ai miei studenti e amici di aiutarmi in questa impresa costosa e difficile. In cambio gli offrivo una mia fotografia, firmata e, per la prima volta, numerata e quindi limitata (termine che francamente odio) custoditi all’interno di un cofanetto fatto a mano. Con mia grande sorpresa e commozione, uno dopo l’altro incominciarono ad arrivare gli e-mail di supporto e di generosa adesione da parte di studenti e amici. Ma la cosa che ritengo ancora più straordinaria è stata la parte creativa di come abbiamo messo su il libro. Sempre con l’’aiuto generoso e commovente di 50 dei mie prodi ho lentamente incominciato a creare la selezione finale, la sequenza, e il lay out del libro. Mi piace dire che conosco molti libri che sono stati autoprodotti, ma ne conosco solo uno: BazanCuba, che sia stato pubblicato con l’aiuto creativo e finanziario di cinquanta dei miei studenti e amici. Mi dà profonda commozione sapere che siamo riusciti a sconfiggere non solo i compromessi con i commercianti di cultura come dici tu, ma addirittura ad avere la meglio sulle mafie culturali presenti nel nostro paese e all’estero.

La mancanza di una distribuzione tradizionale attraverso librerie è stata soppiantata dalle presentazioni del libro in tutto il paese sempre con il grande aiuto, il tam tam di queste “anime gentili”. Abbiamo appena concluso un giro italiano bellissimo. Per il 2010 stiamo preparando un nuovo tour che, ancora una volta, ci porterà in giro per l’Italia per poter condividere la mia storia con la gente. A questo proposito mi rivolgo a tutti i futuri lettori di questa intervista di farmi sapere se ci sono centri culturali, club fotografici, gallerie interessate a far parte dell’on the road 2010 che si terrà ad aprile.

 

3 – RV: Come organizzi i tuoi workshop? Che cosa cerchi di trasmettere ai tuoi studenti: competenza e segreti tecnici o riflessioni sulla fotografia?

 

EB: I mie workshop nacquero a Cuba nel 2002 per esigenza interiore: mi sentivo annoiato e stanco del mio lavoro come fotografo freelance per le riviste. Quasi miracolosamente vennero i mie primi 6 studenti all’Avana. Da quel momento i mie workshop lentamente si stanno spandendo a macchia d’olio in tutta l’America Latina, il continente prescelto per tutti gli anni che mi restano per raccontare la sacralità dell’uomo Cerco di trasmettere prima di tutto che un fotografo deve essere prima un uomo o una donna decente, con tutti i suoi pregi e difetti, ma sforzandosi sempre di lasciare dietro l’arroganza, l’io smisurato ed egoista tipico di questa professione ma non solo. I miei workshop coniugano allo stesso tempo temi fotografici su come riuscire a fare foto interessanti e profonde e temi esistenziali come la partecipazione corale nelle vicende umane. Di tecnica si parla molto poco. Se vedo che un allievo ha bisogno di un’infarinatura tecnica faccio di tutto per aiutarlo.

 

4 – RV: Qual è, secondo te, la via per trovare una propria identità fotografica?

 

EB: Seguire il proprio istinto, il proprio intuito, il proprio destino cercando sempre di non essere superficiali e di essere perseveranti e pazienti in questa lenta crescita che è la fotografia. Tutto il resto viene da solo se si seguono queste semplici regole e soprattutto se si è in sintonia con se stessi.

 

5 – RV: In un’intervista affermi che una buona fotografia deve coniugare forma e contenuto. Se prevale un elemento sull’altro l’immagine non funziona.

Spesso una fotografia è sfocata, tagliata, fuori dalle regole canoniche della riprese, eppure è una foto interessante e che racchiude in sé il famoso “punctum” di cui ha scritto Roland Barthes. Che cos’è il “punctum” per Ernesto Bazan?

 

EB: Sono quella miriade di elementi che amo chiamare “secondari” che sembrano apparentemente subalterni e che invece rivestono un ruolo precipuo nella creazione di una fotografia carica di spessore ed atmosfere.

 

6 – RV: Il tuo stile si rifà a modelli iconografici che stanno diventando antiquati rispetto alle nuove tendenze delle scuole fotografiche eppure la tua fotografia ha appena conquistato il New York Photo Festival. Credi ci sia contraddizione o semplicemente siano percorsi artistici paralleli?

 

EB: Quelle che vengono spesso definite “nuove tendenze” fotografiche risultano essere delle bufale o per essere ancora più sincero delle vere e proprie prese per i fondelli. La ricerca del “nuovo” da parte di gallerie, curatori spesse volte si riduce a “scoprire” delle vere e proprie banalità, di una superficialità inaudita e vergognosa. Una cosa che ho insegnato a tutti i miei studenti è dire come la pensano, di non avere peli sulla lingua, di non avere paura di esprimere il proprio giudizio sia nei confronti delle proprie fotografie che quelle degli altri, anche dei mostri sacri.

Sinceramente ritengo che le mie foto e le foto di tanti altri fotografi di strada che fanno parte di una grande tradizione iniziata quasi ottanti anni fa possano essere straordinariamente moderne se riescono a trascendere dalla realtà e a convertirsi nella quinta essenza del momento fotografato. Con molta superficialità e pressapochismo si fa di tutta l’erba un fascio per il semplice motivo che il genere fotografico a cui “appartengo” ha qualche annetto. Quello che trovo invece molto stimolante e’ che diversi fotografi di reportage riescano ancora a creare nuovi stili e linguaggi fotografici all’interno del genere. Prova contundente che la fotografia di strada è ben lontana dall’essere in agonia: è ben viva e vegeta, moderna e piena di nuovi fermenti.

 

6 – RV: Dopo aver passato 14 anni a Cuba e sposato una donna cubana, il governo ti comunica che la tua presenza non è più gradita nel paese. Perché?

Da qualche settimana Microsoft ha accettato le richieste della censura di rendere inaccessibili Messenger e altri programmi di messaggeria tipo gmail. Cuba non ama mettersi in discussione e preferisce chiudersi. Tu che hai vissuto la realtà dall’interno, che futuro culturale prevedi per Cuba?

 

EB: Non sono molto ottimista ahimè, però credo nei miracoli!

Quando si priva l’individuo della cosa che ha più cara: la propria libertà, non serve arrampicarsi sugli specchi predicando frasi vuote e aria fritta. Prima o poi la libertà riesce a ritornare sovrana. EB

 

Per vedere le fotografie e contattare Ernesto Bazan:

 

www.bazanphotos.com

www.bazancuba.com

ernesto_bazan@hotmail.com

contact@bazanphotos.com

 

Ramona Vada

 

http://www.equilibriarte.org/articles/37

 

         

Photos & Texts ©Ramona Vada 2011

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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